La Corte di Giustizia UE estende la nozione di beneficiario e ridisegna i confini dell'abuso.
La Corte di giustizia Ue, con le sentenze del 26 febbraio 2019 sulle c.d. “cause danesi”, si è pronunciata sulla nozione di “beneficiario effettivo” contenuta nella Direttiva interessi e canoni, sulla sua applicabilità alla Direttiva madre e figlia e sulla possibilità di invocare il principio dell’abuso del diritto di matrice comunitaria anche in assenza di una disposizione interna che lo preveda.
Due decisioni dai contenuti non sempre lineari, che rischiano di impattare in modo significativo sia nelle strategie di pianificazione dei gruppi multinazionali, sia nell’operatività dei sostituti d’imposta.
Se, da una parte, infatti, le argomentazioni contenute nella sentenza C115/16 e altre costituiscono una presa di posizione quanto meno chiara nelle conclusioni, sebbene troppo velocemente risolta sotto il profilo giuridico/motivazionale, è con la seconda decisione C 116/16 che l’impostazione adottata dai Giudici unionali non risulta convincente.
Ne parliamo in modo approfondito su "Norme e Tributi mese" n. 4/2019